lunedì 5 ottobre 2015

SINDROME METABOLICA, ALIMENTAZIONE E PARODONTITE (a cura del Dr. Cristiano Daviso)






Negli ultimi anni si è focalizzato molto sul concetto di SINDROME METABOLICA.

Il motivo per cui molti studi e risorse sono stati impiegati per la ricerca clinica, è che questa sindrome riesce a spiegare tutta una serie di manifestazioni fisiopatologiche riconducibili ad un corretto approccio alimentare; quindi, se da un lato la sindrome è correlata ad aumentati rischi cardiovascolari (con conseguente aumentata mortalità), dall’altro può essere correggibile mediante l’accortezza di condurre un atteggiamento alimentare appropriato.

Chiariamo quindi cosa si intende per Sindrome metabolica.

La Sindrome consiste nella sua piena definizione in (Circulation 120:1640-1645, 2009):
  • adiposità addominale
  • dislipidemia (aumento dei trigliceridi e del colesterolo)
  • insulino-resistenza (e conseguentemente aumentato rischio di diabete)
  • ipertensione arteriosa
  • stato pro-trombotico (favorente la trombosi)
  • stato infiammatorio
  • fegato grasso

Tutte queste manifestazioni possono essere più o meno associate, in vari gradi.
Possono inoltre esister varie comorbidità, quali l’ovaio policistico, l'infertilità e disordini immunologici, oltre a svariate manifestazioni cliniche tuttora al vaglio della ricerca.

L’aspetto più importante, in termini sia di salute che di spesa pubblica, è che :
LA SINDROME METABOLICA E’ASSOCIATA AD UN MAGGIOR RISCHIO DI MALATTIA CARDIO-VASCOLARE DI TIPO TROMBOTICO, cioè espone ad un maggior rischio di infarto miocardico, e di ictus cerebrale (J Am Coll Cardiol 49:403-414, 2007; Am J Cardiol 93: 136-141, 2004)

La causa principale è da ritrovarsi in una alimentazione disequilibrata, in cui prevalga il carico di carboidrati, che è il motivo principale per cui viene prodotta dal pancreas una quantità crescente di insulina.
L’insulina ha un ruolo importantissimo, che è quello di favorire l’ingresso degli zuccheri circolanti nel sangue, dopo essere stati assunti nutrendosi, all’interno delle cellule per poter fornire energia a tutti i processi metabolici di cui le cellule vivono.
Il problema è che tanto più il pancreas è stimolato a produrre insulina, e quanta più insulina viene prodotta, questa è sempre meno efficace nell’espletare la sua funzione, e quindi il pancreas è stimolato a produrne sempre di più.
Si verifica allora uno stato di IPERINSULINISMO,
L’insulina in eccesso provoca l’aumento del deposito dei grassi, soprattutto a livello addominale, e quindi favorisce l’OBESITA’.




La Sindrome metabolica è associata ad un aumentato rischio di diabete, da 2 a 7 volte, in accordo a diversi studi condotti in merito (Diabetes Care, 1999, Diabetes 2002, Am J Epid 2002, Diab Res Clin Pract 2004, Circulation 2005, Arch Int Med 2005, Atherosclerosis 2006, JCEM 2006, Diabetes Care 2007).
Quindi obesità, diabete, e le conseguenze di questi, favoriscono l’aumentato rischio di malattia  cardiovascolare (Diabetes Care, 24:683,2001)


Gli obbiettivi terapeutici sono volti al ridurre in toto il rischio cardiovascolare.







L’ ALIMENTAZIONE

Oltre all’intervento terapeutico farmacologico (e quindi ricorrendo all’uso di ipoglicemizzanti orali, antiaggreganti, antilipidemici, antiipertensivi) è molto importante l’adozione di un corretto stile di vita, improntato ad ATTIVITA’ FISICA e ALIMENTAZIONE CORRETTA.

Un’alimentazione corretta ed un’attività fisica regolare sono innanzitutto in grado di PREVENIRE l’insorgenza della Sindrome metabolica.

A Sindrome metabolica conclamata, tuttavia è ancora possibile, entro certi limiti, arrivare ad una regressione dei vari sintomi, senza intervento farmacologico.

Uno degli aspetti patofisiologici legati alla Sindrome metabolica è lo STATO INFIAMMATORIO corporeo., associato ad aumentato rischio cardiovascolare, a riduzione dell’efficienza metabolica delle cellule ed al rischio tumorale.

Una dieta squilibrata può incrementare lo stato di acidosi legato all’infiammazione.

Occorre pertanto ridurre gli alimenti acidi, soprattutto i carboidrati (non necessariamente puri, ma presenti in svariati cibi o bevande, quali le bevande gassate, assolutamente da evitare), e favorire l’assunzione di alimenti alcalinizzanti.


A puro titolo di esempio viene di sopra riportata una tabella che cataloga i cibi in acidificanti ed alcalinizzanti

Un’altra accortezza è quella di assumere come minimo 2 litri di acqua al giorno, per diluire l’acidosi.

Ovviamente, affinché l’atteggiamento alimentare che si intende intraprendere non sia troppo limitativo (con conseguente rischio di un fallimento per mancata compliance a lungo termine), si può tollerare l’assunzione di carboidratii nelle prime ore del mattino (Cronodieta).
Infatti, nelle prime ore del mattino, l’attività dell’insulina favorente l’accumulo del grasso è contrastata dal picco di secrezione degli ormoni corticosteroidei (cortisolo).
Inoltre, l’aumentata attività diurna comporta un maggior consumo naturale di zuccheri, da richiedere meno azione insulinica.
Sono, in ogni caso, da preferire cereali integrali rispetto a quelli raffinati (pane integrale vs. pane bianco)
Per contro, alla sera, essendo rallentata l’attività consuma-zuccheri, sarà più facile avere azione liposintetica insulinica.
Alla sera sarà da preferire un regime alimentare proteico e fortemente alcalinizzante (per contrastare l’effetto acidogenico delle proteine).
I migliori alimenti alcalinizzanti sono le verdure crude.



PARODONTITE E SINDROME METABOLICA

Come dicevamo, lo stato infiammatorio è uno stato caratteristico della Sindrome metabolica.

Ogni focus infettivo è correlato ad un aumento dell’attività infiammatoria, dimostrabile con un aumenti dei valori della PCR (Proteina C reattiva) nel sangue.

La Parodontite è una malattia dell’attacco parodontale dei denti (ovvero quella struttura che ancora i denti all’osso mandibolare o mascellare), caratterizzata da un’infezione batterica e conseguentemente da un’infiammazione locale con ripercussioni sistemiche.
L’infiammazione locale comporta il riassorbimento osseo e la conseguente perdita degli elementi dentari.




La Malattia parodontale, o parodontite, vede come cause la predisposizione genetica ed il mancato controllo della placca dentaria.
La formazione di un biofilm batterico sull’interfaccia dente-gengiva è il fattore scatenante l’insorgenza della parodontite.
Concause possono essere lo stress, il fumo, e fattori locali quali restauri dentari incongrui.



Essendo una malattia cronica, non è possibile ottenere una guarigione: tuttavia è possibile curarla e tenerla sotto controllo, sia per avere benefici locali (mantenimento dei denti) che per i benefici sistemici (riduzione dell’infiammazione sistemica).

La terapia consiste nel sottoporsi a sedute di igiene professionale volte a rimuovere le cause (terapia causale) ed eventualmente ad interventi chirurgici.



La parodontite secondo alcuni autorevoli autori,
VA CONSIDERATA COME UN ASPETTO DELLA SINDROME METABOLICA 
(Nihimura F et al.,Periodontal disease as a part of the insulin resistance syndrome in diabetic patients J Int Acad Periodontol 2005;7: 16-20; Cornier MA et al.,The metabolic syndrome Endocr Rev 2008; 29:777-822; Nibali L et al., Association between Metabolic Syndrome and periodontitis: a systematic review and meta-analysis  J Clin Endocrinol Metab 2013; 98: 913)

Il movente patofisiologico è da considerarsi come un aumento dell’insulina e conseguentemente a quell’ insulinoresistenza, che come abbiamo visto prima, si correla alla sindrome metabolica (Genco RJ et al. A proposed model linking inflammation to obesity, diabetes and periodontal infections. J Periodontol 2005; 76:2075-84) .

Pertanto, l’assunzione di un corretto stile di vita, volto all’attività fisica, ad una corretta alimentazione e, per quanto concerne il nostro punto di vista, quello odontostomatologico,  in un’attenta e scrupolosa cura domiciliare e professionale dell’igiene orale.